di Elisa Gardini
Sanremo non è più sinonimo indiscutibile di Festival. Dopo oltre settant’anni di storia, la manifestazione musicale più iconica del nostro Paese potrebbe dire addio al Teatro Ariston. La notizia non è solo clamorosa: è già realtà sul tavolo della Rai, che ha iniziato a valutare concretamente l’ipotesi di spostare il Festival in altre città italiane a partire dal 2027.
Il motivo? Una sentenza del TAR Liguria, confermata a maggio 2025 dal Consiglio di Stato, ha stabilito che dal 2026 il Comune di Sanremo dovrà indire un bando pubblico per affidare l’organizzazione del Festival, interrompendo così la storica gestione diretta da parte della Rai. Un passaggio burocratico che ha aperto la strada a tensioni mai sopite tra viale Mazzini e il Comune della città ligure, in particolare per i costi crescenti e la scarsa modernità delle strutture ricettive e tecniche.
Come dichiarato dall’AD Rai Giampaolo Rossi, “il Festival si può fare ovunque. Sanremo non è più l’unica opzione”. E così, mentre l’edizione del 2026 resta confermata all’Ariston, dal 2027 potrebbero aprirsi nuovi scenari. La Rai sta valutando una formula itinerante, con un cambio di sede ogni due anni, o una nuova casa stabile per la kermesse.
Tra le città candidate emergono nomi importanti:
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Sorrento, cuore della Costiera Amalfitana, già teatro di grandi eventi culturali;
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Viareggio, regina della Versilia con lo storico Teatro Politeama e una tradizione musicale vivace;
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Rimini o Senigallia, pronte a portare il Festival in riva all’Adriatico;
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Torino, Bari, Palermo, Roma, città ben attrezzate per eventi di questa portata.
In parallelo, si studia anche un possibile cambio di nome: da “Festival di Sanremo” a “Festival della Musica Italiana”, che libererebbe la Rai dai vincoli territoriali e permetterebbe una maggiore flessibilità artistica e logistica.
Non mancano le resistenze. Gli operatori turistici e il Comune di Sanremo sperano ancora in un accordo, mentre il mondo discografico ha già minacciato boicottaggi se i costi dovessero aumentare. Intanto, tra nostalgici e innovatori, il dibattito è aperto: può davvero esistere un Festival senza Sanremo?