di Elisa Gardini
In un’aura di grazia, Guè Pequeno fa il suo ingresso nel cinema d’autore. Accanto al protagonista Toni Servillo, il rapper milanese interpreta sé stesso in “La Grazia”, il nuovo film di Paolo Sorrentino che ha inaugurato la 82ª Mostra del Cinema di Venezia.
La scena clou è tanto ironica quanto memorabile: Servillo, nel ruolo del Presidente Mariano De Santis, ascolta rap, canta a squarciagola “Le bimbe piangono” – brano del 2015 in cui Guè stesso cantava “Sorrentino non avrebbe fatto un ciak migliore” – mentre, in un cortocircuito estetico e simbolico, il potere istituzionale e la musica si uniscono in una gag potente.
Il film, accolto da una standing ovation di otto minuti, esplora i dilemmi di un presidente in bilico tra indulto, eutanasia e ricordi del passato, fondendo etica, commedia e surreale con la poetica visiva tipica del regista napoletano.
Sorrentino, come ha raccontato, ha incontrato Guè durante la presentazione milanese di “Parthenope”, riconoscendo nella sua musica una nota dolorosa, un sentimento che ben si confaceva ai temi della sua opera.
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