«Questo album ero io che stavo cercando di capire come respirare durante una tempesta: in realtà tu continui ad inalare tutto il vento mentre preghi che la tempesta si fermi. Attraverso la mia relazione e il mio profondo amore per i miei fan, ho davvero accettato di poter fare tutto, purché sia io a creare la tempesta invece di chi ne sta al centro», dice lei. E la sua, di tempesta, è stata semplicemente perfetta. Fino a un anno fa l’atmosfera intorno a Lady Gaga era quella che si crea intorno ad un artista morto. Quando lo scorso marzo è uscito “Mayhem”, le aspettative erano altissime: Gaga non pubblicava un album di inediti da cinque anni, tanti quanti ne erano trascorsi da “Chromatica”. Ci si chiedeva se alle soglie dei quarant’anni Miss Germanotta, da tempo incartocciata in una crisi personale e artistica, potesse ambire ancora ad avere un’influenza sul pop mondiale, mentre altre reginette, a partire da Taylor Swift, miravano al trono. Forse è esagerato dire che con “Mayhem” la voce di “Poker Face” si giocava il tutto per tutto, ma insomma, se non si giocava proprio tutto si giocava quasi tutto. A distanza di nove mesi dall’uscita del disco, Gaga è circondata da un’aura completamente diversa: quella di una stella che non solo è tornata a splendere, ma che è addirittura al massimo del suo splendore. A star is (re)born, verrebbe da dire, citando il remake del film diretto da William A. Wellman del 2018, nel quale ha recitato accanto a Bradley Cooper ottenendo pure una candidatura agli Oscar come “Miglior attrice protagonista” e vincendo il premio per la “Migliore canzone” con “Shallow”.